Relazioni correlate:
  - Centro giovanile per attività culturali e ricreative
  - Incubatore di imprese artigiane specializzate nell'artigianato artistico e tradizionale
  - Incubatore di imprese specializzate nell'erogazione di servizi attraverso i mezzi della new economy
 

 

interventi “villa Boldetti”

Relazione generale su Iglesias

 

Premessa

Il Comune di Iglesias si è dimostrato particolarmente sensibile alle problematiche e alle esigenze del mondo giovanile, intervenendo con diverse iniziative volte alla promozione di strumenti capaci di garantire formazione, avviamento al lavoro e svago a favore delle categorie giovanili.

A tal fine l’Amministrazione prevede di attivarsi per promuovere nuove iniziative economiche produttive di reddito, che abbiano lo scopo principale di creare occupazione e un legame di dipendenza con il territorio tale che l’occupazione sia stabile e duratura.

Il presente studio tecnico-economico fa parte integrante e sostanziale della richiesta avanzata dal Comune per ottenere un finanziamento ai sensi dell’art.18 Comma 2, lettera a ex L.R. 33/88.

 

L’ambiente di riferimento

Iglesias è una città situata nella zona sud-occidentale della Sardegna. Trovandosi in prossimità del più grande bacino metallifero d'Europa, il suo sviluppo è sempre stato legato alle attività minerarie, ormai esaurite ed in attesa di rilancio con il decollo del Parco Geominerario della Sardegna..

Posta in una delle più belle zone del mediterraneo, oggi Iglesias cerca un nuovo sviluppo economico nell'industria del turismo.

Oltre alle coste meravigliose, le montagne e la natura incontaminata, può vantare alcune tra le più belle chiese della Sardegna, esempi meravigliosi di architettura medievale.

Questa sub-regione definita "un'isola nell'isola" per le sue spiccate peculiarità, è separata dal resto dalla Sardegna della fossa tettonica del Campidano.

La città è delimitata a Nord dal massiccio del M. Marganai, ad Est è aperta alla valle del Cixerri, ad Ovest è circondata da una serie di colline che degradano verso il mare di Sardegna, a Sud dalla valle di Monteponi che si apre verso "l'anello metallifero" e la zona carbonifera del Sulcis. Situata all'incrocio di tre importanti vie di comunicazione: attraverso la piana del Cixerri si apre la via per Cagliari; attraversando le zone minerarie più importanti (Monteponi, San Giovanni, Monte Agruxiau, San Giorgio, ecc..) si collega a Carbonia e Sant'Antioco ed al basso Sulcis; passando invece per l'antica città mineraria di Antas ed il territorio del Fluminense-Arburese-Guspinese, aggirando il massiccio del Monte Linas, si arriva ad Oristano.

Avere una visione quanto più possibile completa di quelli che sono i diversi aspetti nei quali la realtà si configura costituisce una premessa necessaria a qualsiasi strategia di intervento che si prefigga come fine primario la soluzione dei diversi problemi nel rispetto di quelle che sono le caratteristiche peculiari non solo dell’elemento fisico quale il territorio, ma anche, e non secondariamente, dell’elemento umano nelle sue differenti componenti: economiche, sociali, culturali. Per rendere oggettivamente percepibile tale visione nell’ambito specifico del Comune di Iglesias, si sono presi come indici di riferimento i dati rilevati nel 1999.

 

La popolazione
La dinamica della popolazione risulta avere un peso determinante sulla possibilità di evoluzione delta società in quanto agisce come elemento propulsore dello sviluppo economico e quindi del benessere dei cittadini. L’evoluzione demografica è d’altra parte condizionata dai fattori ambientali che, alla pari di quelli storici, culturali, sociali producono conseguenze dirette sulla struttura economica.
 

 

Movimento anagrafico e popolazione residente secondo il sesso

COMUNE DI IGLESIAS

ISCRIZIONI E CANCELLAZIONI ANAGRAFICHE

 

Per movimento naturale

 

Per trasferimento di residenza

 

Iscritti

Cancellati

 

Nati vivi

Morti

Da altro

Comune

Dall’estero

Per altro

Comune

Per l’estero

MF

 

162

223

295

15

420

26

29.178

 

 
La popolazione residente nel Comune di Iglesias risulta pari a 29.178 abitanti, dei quali 14.150 maschi e 15.028 femmine
. Da un’analisi più dettagliata la stessa è così suddivisa rispetto alle differenti fasce d’età: nella fascia compresa tra 0 e 14 anni, sono presenti 5.280 unità sul totale della popolazione; nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, 5.093 unità; nella fascia che va dal 25 ai 34 anni, sono presenti 5.103 unità; in quella dal 35 ai 54 anni, 7.254 unità; i cittadini compresi nella fascia che va dai 55 ai 64 anni sono 2.889, quelli con più di 65 anni risultano pari a 2.124 unità, ed infine la fascia che va dai 75 anni e più comprende 1.435 unità. Le prime classi d'età prese in considerazione presentano una consistenza numerica approssimativamente equivalente, le ultime tre una riduzione che comunque non diverge da quella che è la tendenza generale dell’intera regione, ossia un graduale invecchiamento della popolazione ed una progressiva riduzione del tasso di natalità. L’indice di vecchiaia nel Comune di Iglesias risulta infatti particolarmente elevato, sebbene la popolazione con più di 65 anni di età corrisponda all’11.8%, tasso lievemente più basso rispetto a quello relativo all’intera regione (140%), nello stesso periodo di riferimento.

Chiarificatori inoltre gli indici relativi alle famiglie ed al numero dei componenti per nucleo familiare, il quale è, come valore medio, di 3.1 su un totale di 10.191 famiglie,1.884 sono costituite da due soli componenti, 2.084 da tre componenti, 2.634 da quattro componenti, 1.110 da 5 componenti; sono ben 1.877 le famiglie unipersonali e, secondo la classificazione che distingue le famiglie per tipo di nucleo familiare, sono 1.287 le coppie senza figli, su un totale di 7.534 nuclei.

I dati riportati denunciano una decisiva contro-tendenza anche solo rispetto a pochi decenni fa, quando le famiglie numerose costituivano un fatto comune.

Tale inversione di marcia è in gran parte conseguenza del mutamento e dell’evoluzione dei costumi, dello stravolgimento di vecchi canoni di vita basati in passato su strutture economiche più deboli, perché trainate con difficoltà dal settore primario, e divenute causa di arretratezza e di problemi ancora oggi insoluti soprattutto nelle regioni più degradate del Sud. Il cammino della società, processo maturato nella storia dell’uomo, ed il confronto tra diverse culture e differenti politiche economiche hanno imposto un grado sempre maggiore di specializzazione che presuppone un investimento non più quantitativo ma qualitativo da parte del singoli individui. 
Una realtà di fatto certificata da un aumento del tasso di scolarità, e dalla forte riduzione del numero di analfabeti confinati in gran parte nella fascia di età che va dai 65 anni in poi. Nel Comune di Iglesias su un totale di 28.197 unità (costituite dagli abitanti con età al di sopra dei 6 anni) 8.390 sono in possesso di licenza elementare, 8.904 di diploma di scuola media inferiore, 5.241 di diploma di scuola media superiore, 801 di laurea. Gli alfabeti privi di titolo di studio risultano pari a 4.156 unità mentre gli analfabeti sono in totale 705 di cui 387 di età superiore ai 65 anni. Sebbene 1’aumento progressivo del tasso di scolarizzazione
(a tal proposito si rileva che il numero degli studenti è di 2.853 unità) vada indiscutibilmente considerato come un portato positivo della società contemporanea, tuttavia un fenomeno che al Sud, dove la formazione scolastica a livello superiore ed universitario è più frequente che nelle ricche regioni del Nord, denuncia spesso il grave problema della disoccupazione giovanile. Tante volte infatti i giovani considerano il proseguimento degli studi l’unica valida alternativa all'inattività cui sarebbero quasi con certezza destinati dall’assenza di un mercato pronto ad accoglierli. Ad Iglesias sono 3.187 gli individui in cerca di prima occupazione e 805 quelli disoccupati su un totale di 12.135 unità rappresentanti la popolazione attiva.

 

Il mercato del lavoro
L’infelice situazione del mercato del lavoro nel Meridione trova oggettivo riscontro anche nel Comune di Iglesias, dove ad un tasso di attività, relativo alla popolazione residente, del 40.3% (tasso che analizzato al suo interno risulta composto dal 51.8% della popolazione maschile attiva e dal 29.2% della popolazione femminile attiva) corrisponde un tasso di disoccupazione del 32.9%, di cui il 44.1% relativo alla componente femminile e il 26.3% relativo alla componente maschile. Il dato più preoccupante riguarda però la disoccupazione giovanile che tocca il 63.5 %, con punte molto elevate, anche in questo caso, riscontrabili nella popolazione di sesso femminile (74.3%).

Il graduale abbandono delle attività tradizionali (agricoltura, pesca e servizi connessi) a vantaggio delle attività del settore secondario e terziario, è certificato, sia come valore assoluto che come valore relativo,  dal maggior numero di addetti in questi due ultimi settori: su un totale di 8.948 unità, 293 sono attive nel primario (230 maschi, 63 femmine); 3.197 unità sono operative nel secondario (2.871 maschi, 326 femmine); 1.893 unità risultano impiegate nel terziario (1.233 maschi, 719 femmine), ed infine 3.565 nel terziario avanzato (1.782 maschi e 1.783 femmine). Le fasce d'età in cui è presente il maggior numero di occupati sono costituite da quella che comprende i cittadini dai 20 ai 29 anni (1.919 unità di cui 49 occupate nel primario, 749 nel secondario, 1.121 nelle attività del terziario e terziario avanzato), e da quella composta dai cittadini con età compresa tra i 30 e i 54 anni (6.192 unità di cui 170 occupate nel primario, 2.240 nel secondario, 3.782 nel terziario). Allinterno del settore secondario il campo in cui si rileva il maggior numero di occupati risulta essere quello delle attività manifatturiere e, in secondo luogo, quello dell’estrazione dei minerali, mentre per quanto riguarda il terziario il campo a cui risulta legato il maggior numero di cittadini è quello del commercio.

Relativamente elevato il numero di individui classificabili come imprenditori e liberi professionisti, in gran parte di sesso maschile (311 su un totale di 423 unità) e prevalentemente attivi nel terziario (316 su un totale di 423 unità). Parimenti risulta alto il numero di coloro che vengono inseriti nella categoria dei lavoratori in proprio: 1.202 unità in totale di cui 168 addetti nell’agricoltura, 268 addetti nell’industria ed infine 766 impiegati in altre attività. Tiepida ad Iglesias, come d'altra parte nel resto della Sardegna, l’accoglienza verso l’alternativa di lavoro rappresentata dalle società. cooperative, soluzione che invece nel Settentrione (il riferimento va soprattutto alle regioni del nord-est) si è rivelata strumento privilegiato per un nuovo impulso all’economia e specialmente all’agricoltura. Sono infatti soltanto 99 le unità rappresentate da soci di cooperative, di cui 55 attive nel settore terziario 16 in quello agricolo e 28 gli addetti nel secondario. I dirigenti d'azienda sono costituiti da 102 unità prevalentemente occupate nel terziario (82 unità di cui 60 di sesso maschile), come pure coloro, decisamente più numerosi, che svolgono mansioni a livello direttivo o impiegatizio: 1.919 su un totale di 2.599 unità con una leggera predominanza, in questo caso, dell’elemento femminile (1.026 unità).

L’ultimo censimento ha inoltre rilevato, per i diversi campi di attività, altre unità di lavoratori dipendenti, a completamento dei dati sopra riportati e come ulteriore documentazione della tendenza, prima posta in evidenza, della massiccia terziarizzazione del mercato del lavoro: su un totale di 4.361 unità, soltanto 70 sono costituite da lavoratori dipendenti nel settore agricolo, mentre negli altri due settori risultano quasi equamente distribuite le rimanenti 4.291 unità.

 

Prospettive di sviluppo dell’Area del Sulcis-Iglesiente
Gran parte della struttura economica dell’area comprendente l’Iglesiente, il Fluminese, la parte più settentrionale del Sulcis e l’Arburese, ha basato il suo sviluppo sul Polo Minerario e Metallurgico che ha avuto in Iglesias ed Arbus i centri direzionali ed operativi sin dalla seconda metà dell’ Ottocento.

Per averne conferma basta pensare che al censimento del 1951 nell’area erano concentrate circa 1/3 delle attività extragricole della Sardegna, il che si traduceva in una rilevantissima percentuale di addetti all’industria (63% del totale addetti nell’isola).

L’attività minero-mineralurgica-metallurgica che era alla base di tale concentrazione è andata perdendo via via importanza nel corso degli anni, fino alla irreversibile crisi attuale.

La riconversione industriate è stata parziale e l’aumento dell’occupazione nel terziario, non ha assorbito la perdita rilevante nell’industria, che è passata al 35,7% del totale occupati.

Il tasso di disoccupazione rilevato è superiore al 30%, tra i più elevati in Italia, mentre il reddito pro-capite (19-20 Ml) è in progressivo peggioramento rispetto ai valori medi provinciali e nazionali.

Il perdurante stato di crisi ha determinato negli ultimi anni anche un decremento della popolazione residente nell’area a carico soprattutto dei centri a maggior concentrazione industriale.

I punti deboli vanno individuati nel fatto che:

- alla crisi delle attività minerarie non ha fatto seguito una compiuta riconversione ad altre tipologie di industria;

- alla massiccia presenza del settore primario non ha fatto seguito una verticalizzazione nelle lavorazioni;

- nel terziario non si sono sviluppate attività di servizio alle imprese in misura pari alla media regionale, ma piuttosto forme più tradizionali legate all’accresciuto livello dei consumi privati.

Il rilancio economico e sociale dell’area dell’Iglesiente, implica vistosi investimenti e costi di avvio proprio per la situazione di abbandono ed isolamento economico in cui l’area è posta.

Si tenga presente che il rilancio significa in realtà l’introduzione nell’area di un sistema produttivo del tutto differente rispetto al passato.

Infatti, una caratteristica dell’attività estrattiva è la sua incapacità/impossibilità di esercitare una funzione di induzione di altre imprese e potenzialità economiche: quando la miniera chiude, tutto cessa e finisce con essa, e i suoi lavoratori devono riciclarsi verso attività per essi del tutto nuove.

Si delinea pertanto una forte motivazione a favore del rilancio dell’area: utilizzare l’insieme delle potenzialità naturali e fisiche per costituire una base di riattivazione di un nuovo processo occupazionale.

Si è pensato per molti anni che esistesse una sola via di successo nella promozione delle aree deboli: quella dell’industria manifatturiera come attività motrice.

Con il tempo questa ipotesi si è dimostrata valida soltanto in pochi casi. Il disastro economico e occupazionale nei casi peggiori e le cattedrali nel deserto in altri casi lo dimostrano.

Pertanto il rilancio industriale delle aree deboli attraverso l’industria manifatturiera appare ormai obsoleta.

Occorre quindi elaborare un’ipotesi capace di tener conto delle tendenze economiche che si stanno presentando e soprattutto che metta in gioco le capacità e le risorse locali come punto di forza da cui partire.

In ciò è implicita

- una visione non monosettoriale dell’intervento;

- una capacità di interconnettere una pluralità di interventi di grandezza media o piccola in diversi settori di attività industriale, agricola e terziaria che possano essere gestiti in tutto o in gran parte da una imprenditoria locale nuova o meno.

Lo sviluppo di questo tipo di imprenditorialità diventa un elemento strategico che garantisce il successo e solidi legami e intrecci economici sociali per l’area.

L’impostazione di tale piano di sviluppo si accentra così sulla trasformazione delle vocazioni dell’area: dall’unica impresa per 1’estrazione e lavorazione del minerale ad una pluralità di imprese aventi scopi turistici, culturali, di produzione agricola e agro-industriale manifatturiera.

Vari studi hanno infatti individuato le possibili linee di sviluppo dell’occupazione volte a:

- incrementare la presenza di PMI nel territorio;

sviluppare forme di assistenza e servizio alle imprese operanti, o alle imprese che dovranno operare sul territorio;

realizzare nel compendio minerario di Campo Pisano un’area attrezzata per l’insediamento di PMI dotata di un moderno Centro servizi efficiente e funzionale sul modello dei Business Park Nord-europei ed americani;

- recuperare interamente il sito minerario di San Giovanni che per le sue caratteristiche rappresenta uno dei pochi esempi di villaggio minerario nel quale è possibile ricostruire tutte le fasi della lavorazione mineraria;

- bonificare e risanare il sito di Fanghi Rossi preservandone le sue caratteristiche esteriori e realizzare al suo interno uno spazio per manifestazioni concertistiche e spettacoli all’ aperto;

- realizzare nei siti della Laveria Mameli e degli Impianti Waeltz la reception del sistema turistico del parco minerario realizzando le strutture che ne permettano il collegamento tramite cremagliera (Monteponi) o trenino gommato (San Giovanni) con gli altri siti appartenenti al Parco Geominerario;

- realizzare nell’ex-sito minerario di Masua un centro turistico d’alto livello dotato di campi da golf, beauty farm e strutture ricettive di vario livello (3, 4 e 4 stelle superiore) per in totale di 1.400 posti letto;

- attivare nei compendi ex-minerari della miniera di Monteponi un “Polo Universitario” a matrice ingegneristica specialmente indirizzata all’ingegneria delle Georisorse e dell’Ambiente.

 

Le Risorse Naturali e il Turismo
Osservando i paesaggi urbanizzati della Sardegna è possibile cogliere in alcuni di essi i segni del prevalere sull’ambiente naturale di manifestazioni trasformatrici legate alle attività umane. Fra questi i paesaggi industriali e minerari, pur circoscritti ad ambiti territoriali ben contenuti, si impongono prepotentemente all’attenzione per la complessità e l’evidenza delle strutture che le attività umane vi hanno introdotto.

Grande è l'interesse che i paesaggi minerari destano, per diversi motivi. Quello dominante è dato dalla singolarità con cui l’economia e gli habitat minerari si esprimono al confronto della naturalità dei paesaggi agrari e pastorali e dello spazio da questi interessato nelle grandi linee del paesaggio sardo.

Nell’Iglesiente sono state reperite le più importanti risorse metallifere dell’Isola e l’entità delle trasformazioni intervenutevi è tale da dominare ogni elemento del paesaggio e da interessare integralmente i modelli di vita. Le produzioni minerarie, al di là dei caratteri di sfruttamento coloniale spesso assunti dalle gestioni, hanno determinato delle profonde fratture riscontrate tra lavoro e capitale di rischio ed hanno favorito, per quanto si riferisce agli spazi esterni alla Sardegna, il suo inserimento nei mercati internazionali, mentre al suo interno hanno contribuito, con la creazione di correnti di commercio marittimo, a saldare tante piccole cellule di segregazione antropica preesistenti.

E’ l'attività mineraria, pur fra molteplici problemi, a caratterizzare ancora oggi la regione ed il suo più importante centro.

Straordinarie risorse ambientali legate alla montagna (il magnifico scenario pedemontano del massiccio del Marganai con le sue ampie zone forestali), al mare (la zona costiera che da Nebida arriva a Masua, in posizione straordinariamente panoramica su un costone roccioso a picco sul mare, fino allo spettacolare faraglione detto Pan di Zucchero) circondano la città di Iglesias rendendo auspicabile una valorizzazione razionale del territorio attraverso la creazione di aree naturalisticamente protette e la ristrutturazione dei villaggi abbandonati da destinare ad un turismo itinerante ed ecologico di sicuro successo.

Gli esiti panoramici d’insieme, dell’ambiente e delle trasformazioni operate su di esso dall’uomo, rendono difficilmente eguagliabili e descrivibili questi luoghi. L’interesse per questo frammento di Sardegna non si ferma tuttavia all'elemento paesaggistico, ma la stessa città possiede al suo interno angoli di importanza storico-culturale che testimoniano un passato illustre, opere architettoniche di notevole pregio che incuriosiscono il visitatore più attento e, al contempo, la vivacità di una cittadina in espansione.

La valorizzazione turistica comprende inoltre gli aspetti demologici, quelli legati ciò alle tradizioni popolari, al folklore, alle feste, come la mostra dell’argento e dell’artigianato, oltre alle varie manifestazioni culturali come l’Ottobre iglesiente ed il Premio di Giornalismo e Saggismo.

 

Il turismo come strumento di sviluppo economico
Il turismo costituisce un fenomeno nuovo nella realtà cittadina. Indubbiamente nuovo per Iglesias è l’approccio di marketing a tale fenomeno: questo vuol dire partire dal presupposto che anche le miniere, le spiagge e la Città possano essere definiti e considerati un “prodotto” che essendo regolato da precise leggi di mercato, di conseguenza necessita di strategie, risorse e programmi ben precisi, per essere  venduto.

Il piano per lo sviluppo del turismo ad Iglesias contiene infatti una serie di strategie elaborate da un gruppo di lavoro costituito da economisti, ingegneri, architetti e geologi su incarico ad indicazione dell’amministrazione comunale.

 

Obiettivi Progetto Iglesias

q       Crescita dell’introito prodotto dal turismo che rimane all’interno dell’economia dell’Iglesiente. Si devono privilegiare le iniziative e/o programmi che, pur raggiungendo obiettivi realistici di marketing, massimizzino il contributo offerto dal turismo all’economia dell'Iglesiente.

q       Elevazioni dei livelli e standard dell’area, cioè la qualità della vita e lo sviluppo economico del territorio. Il turismo prospera dove vi sono un ambiente  e un’atmosfera piacevoli.

q       Miglioramento e preservazione dell’eredità culturale e artistica di Iglesias e dei suoi villaggi minerari. Questi plus lasciati dalla storia sono stati spesso sottoutilizzati: sfruttare le risorse culturali ed artistiche, nella strategia significa conservare e preservare, rendendo sempre più attraenti l’ambiente artistico e culturale per i nuovi mercati turistici.

q       Conservare le risorse fisiche del territorio Iglesiente. Le deturpazioni, nel brevissimo termine distruggono una delle risorse primarie di una località che ha come sua ricchezza proprio tali risorse.

q       Creazione di occupazione. Il turismo fonte di occupazione sia diretta che indotta. Esso rappresenta un settore altamente dipendente dalla manodopera. Le strategie e le iniziative proposte prenderanno in considerazione non solo l'aumento occupazionale nel settore specifico, ma anche nei settori dipendenti.

q       Turismo hi-tech. L’intenzione è convogliare ad Iglesias quei sistemi manageriali ed esecutivi più sofisticati e maggiormente rispondenti alla “rivoluzione tecnologica” in atto nel settore.

 

La condizione giovanile
Le ricerche sulla condizione giovanile in Sardegna compiute in questi anni hanno rilevato l’emergere di caratteri nuovi che distinguono notevolmente questa generazione da quelle che l’hanno preceduta.

In primo luogo, si osserva un generale rasserenamento dei rapporti giovani­ adulti in famiglia, a scuola, un atteggiamento giovanile complessivamente meno conflittuale.

Il diffondersi della micro-criminalità giovanile, lo stabilizzarsi delle tossico dipendenze su tassi elevati, sono apparsi, per lo più fenomeni circoscritti che richiamano l’intervento di specifiche istituzioni, il potenziamento di alcuni beni individuabili.

Per anni abbiamo assistito al crescere di una cultura giovanile intenzionalmente distinta dalla cultura degli adulti caratterizzata da valori e scelte di vita, modelli di relazione esclusivi. Ora questa distinzione culturale appare sempre più labile e le omogeneità valoriali fra giovani e adulti appaiono crescenti.

La specificità dei giovani in termini di valori di stili di vita, di patologie sociali assume per molti versi contorni indefiniti e mutevoli:

la condizione giovanile si è dilatata in termini demografici sino a comprendere molte classi di età (le classi di età confinanti la pubertà, gli adulti di età intermedia) che presentano una forte dinamicità sociale, una capacità di innovazione, una disponibilità al mutamento, prerogative esclusive per anni delle nuove generazioni contrapposte alla tradizionale staticità degli adulti;

la condizione giovanile fortemente frammentata al suo interno, stili di vita differenti, sistemi valoriali si sovrappongono senza che uno riesca a prevalere sull’altro e riesca ad orientare fasce consistenti di giovani;

la permanenza in famiglia si prolunga per un tempo progressivamente sempre più ampio e non crea, anche nella scarsità delle risorse, una conflittualità accesa fra le generazioni.

La classe d'età centrale della popolazione giovanile rappresenta una parte consistente della popolazione generale (il 17,9 contro il 15,8 nazionale e il 14,9 del Centro-Nord); il giovane sardo vive in una famiglia mediamente più ampia di quella esistente in altre regioni italiane; i tassi di ripetenza e gli abbandoni sono in Sardegna sempre superiori a quella della media italiana. Si è da più parti affermato che nessuna istituzione sociale può fornire prestazioni a servizi cosi mirati e personalizzati come quelli che provengono dalla cerchia delle persone legate da vincoli di consanguineità e affinità, ovvero da quella sfera di familiarità e affettività capace di conoscere e riconoscere i bisogni più profondi di ciascun individuo.      

Queste affermazioni contengono indubbiamente una parte di verità: si diffondono fenomeni di solitudine ed abbandono, il disagio infantile e giovanile sembra aumentare nonostante la contrazione numerica di queste classi di età. Ma le famiglie si dimostrano ancora capaci di costruire una solida rete di protezione e tutela dei singoli?

Da esperienze di ricerca che riguardano Cagliari e il suo hinterland, con estensione in direzione del Sulcis-Iglesiente, è emerso che l’universo familiare è assai differenziato al suo interno, non solo in termini di stratificazione di classe e di ceto, ma anche come differenze culturali, e che le culture familiari resistono tenacemente all’omologazione che la cultura di massa propone o impone, mantenendo, sia pure con difficoltà, un proprio stile di comportamento. D’altro canto non bisogna dimenticare il problema della disoccupazione e la conseguente difficile situazione dei giovani che prolungano la permanenza nella famiglia per la faticosa accettazione dell'età adulta e della nebulosità delle prospettive. Si ha cosi, da parte dei giovani, una rinuncia alla riproduzione dello status sociale della famiglia e una frammentazione dei progetti lungamente coltivati e desiderati. Da tutto ciò derivano tempi di vita irregolari, sentimenti di frustrazione e depressione che affliggono i giovani e creano in essi e nella famiglia una situazione patologica di disagio e di conflitto, compromettendo la solidità familiare.

 
 

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